Tra bandiere e resistenze
Vi dico la mia sul 25 aprile e sulle polemiche degli ultimi giorni
In questi giorni sono intervenuto sul Corriere della Sera, in seguito alla polemica scaturita dalla dichiarazione del presidente dell’ANPI per cui non si devono esporre bandiere della Nato il 25 aprile. Anche se sono polemiche inutili, quando ormai sono partite tanto vale fissare qualche punto. Vi dico la mia.
Tanto per iniziare chi rappresenta un patrimonio pubblico come la memoria della Resistenza dovrebbe far di tutto per evitare trabocchetti e polemiche inutili, per non ridare fiato a quel fascismo strisciante che ogni 25 aprile le fa per negare il valore della Resistenza. Francamente non mi pare che ci fosse la fila per andare a sfilare con la bandiera della NATO. E se qualche eccentrico avesse voluto farlo non vedo il problema, visto che si tratta di un’alleanza tra Paesi liberi che hanno combattuto o ripudiato il nazifascismo.
La festa di liberazione non è una generica ricorrenza pacifista, ricorda una pace nata da una lotta per la Liberazione.
Il 25 aprile 1945 Pertini chiamò alla mobilitazione con un messaggio chiaro per gli invasori: arrendetevi o perite. Nessuno vuole equiparare la resistenza italiana a quella ucraina, la storia è sempre diversa. Ma tutta questa pignoleria storiografica non è stata usata quando c’era da dare solidarietà ad altre resistenze.
Ok, Zelensky non è Churchill, ma c’è una generazione che ci ha raccontato come si sia formata nella lotta per l’autodeterminazione del popolo vietnamita, e Ho Chi Min non era un santo. La smetterei di fare le pulci a chi solidarizza con la lotta del popolo ucraino contro un invasore.
E festeggerei il 25 aprile per il significato, bello e costituente, che ha per l’Italia.